pubblicato il 01 01 2013
Gli effetti speciali sono un insieme di tecniche e tecnologie utilizzate nel cinema, nella televisione e nel teatro per simulare eventi altrimenti impossibili da rappresentare in quanto troppo costosi, pericolosi o semplicemente contrari alle leggi della natura. Grazie agli effetti speciali, detti più semplicemente “trucchi” (e indicati spesso con l’acronimo SFX), lo spettatore ha l’illusione ottica (e/o acustica) che un determinato evento stia accadendo, o sia accaduto, nella realtà.
Sono ormai diffusamente impiegati anche nell’industria dei meeting, ne contesto soprattutto delle grandi convention e degli special events, per spettacolarizzarne i momenti di comunicazione, attraverso potenti hardware e software di gestione immagini, luci e suoni.
Classificazione e montaggio
Gli effetti speciali si dividono in “visivi” e “sonori”, e possono essere generati sia durante le riprese, sia in fase di post-produzione. Oggi gli effetti sono pressoché tutti digitali, cioè generati da un computer che elabora le immagini aggiungendo, togliendo o modificando gli elementi presenti nell’inquadratura, dallo sfondo ai personaggi, spesso utilizzando tecniche di computer animation. Nella pratica moderna si va sempre più diffondendo il loro inserimento in sede di montaggio off-line, attraverso sistemi video su cui sono stati riversati i girati oppure tramite un procedimento interamente digitale eseguito in maniera “non lineare”, utilizzando software specifici. Si può procedere ad assemblare il filmato con grande libertà, limando e aggiustando progressivamente il risultato ottenuto. Tutto il materiale girato (o solo le riprese selezionate) è digitalizzato e memorizzato su hard disk, dando la possibilità di intervenire facilmente in qualsiasi punto, senza nastri o pellicole da riavvolgere in continuazione. Si ha inoltre la possibilità di effettuare più facilmente la correzione del colore, l’inserimento degli effetti speciali e la sincronizzazione della colonna sonora.
Le scelte artistiche
Da un punto di vista artistico, si cerca innanzitutto di dare un ritmo alle sequenze, e ciò dipende anche dal genere delle immagini: ad esempio, un walk-in avrà un montaggio meno frenetico di un filmato d’azione. Ovviamente si possono effettuare accelerazioni improvvise in determinate scene, e rallentamenti in altre (in base anche alle scelte del regista). Si cerca poi di dare forma alle singole sequenze, consentendo allo spettatore di cogliere il senso di ciò che si rappresenta, lo spazio in cui è ambientata l’azione e il tempo impiegato per il suo compimento. Facciamo alcuni esempi di come si può procedere. 1) La durata di una scena può essere allungata inserendo inquadrature secondarie, mostrando un dettaglio o un punto di vista alternativo. 2) Per mostrare lo spazio in cui si svolge la scena può essere utile alternare campi e controcampi, in modo che lo spettatore abbia una visione più ampia dell’ambiente. 3) Il montaggio alternato è utilizzato per dare l’impressione che due azioni si stiano svolgendo nello stesso istante in due luoghi differenti: consiste nell’alternare le inquadrature girate separatamente nei due ambienti, mentre il montaggio parallelo è usato quando si vogliono accostare due eventi, non necessariamente contemporanei, per mostrarne somiglianze o differenze. 4) Il montaggio può anche essere interno, realizzato cioè con la cinepresa e non tagliando fisicamente la pellicola: si può ad esempio operare una dissolvenza direttamente in macchina, o fermare la ripresa per poi riprenderla in un secondo momento, oppure effettuare un piano-sequenza, raccontando un’intera scena, cambi d’ambiente compresi, senza mai staccare (senza cioè interrompere la ripresa). 5) La sceneggiatura può prevedere salti temporali indietro nel tempo (flash-back) o in avanti, detti flash-forward. Si possono realizzare in vari modi, anche con trucchi come dissolvenze e sfocature, che fanno capire allo spettatore che si sta per visualizzare un ricordo, una premonizione, un qualcosa che è già accaduto o che accadrà. 6) Si può effettuare anche una ellissi, ossia una piccola omissione (pochi secondi) di ciò che sta accadendo: si mostra l’inizio di un’azione e si stacca repentinamente per mostrare l’azione già compiuta. 7) Il montaggio infine può essere definito analitico quando suddivide uno spazio unico quando suddivide uno spazio unico in inquadrature diverse.
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