pubblicato il 02 05 2012
Il marketing territoriale può essere definito come un processo di comunicazione in cui il territorio viene assunto come risorsa.
Sviluppare politiche di marketing territoriale vuole dire: 1) connettere efficacemente il mondo delle imprese e del turismocon le opportunità presenti sul territorio; 2) contribuire alla creazione e alla valorizzazione dell’offerta territoriale. A loro volta, gli obiettivi sono così sintetizzabili: a) acquisizione di competenze manageriali per il coordinamento e lo sviluppo di programmi di marketing applicati a un territorio che si configuri come un sistema economico locale; b) sviluppo di reti tra istituzioni e imprese operanti sul territorio per realizzare strategie di azioni comuni; c) acquisizione di metodi e strumenti di marketingapplicati ai differenti potenziali di un sistema economico locale, che ne integrino le componenti esaltandone le opportunità.
Domanda e offerta
I soggetti che vogliono attuare una politica di marketing territoriale devono chiedersi quali sono gli investitori e/o i turisti che la loro azione vuole raggiungere. Un altro interrogativo riguarda il mercato a cui ci si vuole rivolgere e quali sono le necessità che bisogna soddisfare. In questo senso, la collaborazione e il coordinamento sono elementi fondamentali. In passato la compresenza di tante piccole organizzazioni poteva in qualche modo avere un senso. Oggi, trovandosi di fronte alla globalizzazione del mercato, le piccole associazioni presenti sul territorio hanno perso efficienza in maniera considerevole. Va da sé, quindi, che il protagonista principale di ogni attività di studio, di promozione e di organizzazione del territorio è l’ente pubblico. Ogni territorio è disseminato di enti diversi che devono interagire, al loro interno, con potenziali investitori, turisti, amministratori pubblici. Le varie politiche così messe in atto nei confronti dei pubblici esterni sono rivolte a richiamare all’interno del territorio i possibili clienti. È l’unico modo per farlo.
Esempi
Di recente, due significative azioni sono state portate avanti in questo senso nella meeting industry nazionale. Otto Regioni (Toscana, Emilia Romagna, Veneto, Puglia, Valle d’Aosta, Sicilia, Campania, Friuli Venezia Giulia) e la Provincia autonoma di Trento) hanno dato vita al progettoMice in Italia, che riprende i modelli operativi e di coordinamento del network Italia for Events, e ne fa propri i temi fondamentali, cioè la competizione internazionale e la necessità di modernizzare tutto il sistema dell’offerta congressuale italiana. Il network qualificherà l’offerta di servizi integrati, si prenderà cura della formazione degli addetti esvilupperà un sistema integrato pubblico-privato capace di supportare le destinazioni congressuali italiane nelle grandi gare internazionali di assegnazione degli eventi.
In Umbria è invece nato Umbria Congressi, per opera dei consorzi UmbriaSì e Umbria Export. Umbria Congressi è a gestione mista pubblico-privata. Attinge al 30% dai privati e al 70% dalla Regione nell’ambito del programma Fas (Fondi per le aree sottoutilizzate). «Nel medio termine il Consorzio ha invece l’obiettivo e la volontà di trasformarsi anche formalmente in Convention Bureau, cosa che già materialmente è», considera la ex presidente Valeria Guarducci. «I contatti con gli enti pubblici (Regione e Comuni) sono in fase progredita. Nei prossimi mesi è possibile che si sottoscriva un accordo con loro».
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