pubblicato il 16 11 2014
Lo stiamo vivendo tutti, e sulla nostra pelle. I mercati da cui aspettarsi ossigeno per il proprio business non sono quelli su cui si investiva sino a poco tempo fa. Dieci anni fa chi avrebbe mai concentrato il proprio budget per fare attività di promozione e commercializzazione su agenzie e organizzatori di eventi brasiliani?
Siamo onesti, nessuno, nemmeno i più illuminati, nemmeno quelli che “hanno la visione”.
Eppure proprio dal Paese verde-oro, così come da Cina e Messico, arrivano i planner che possono far tornare il sorriso sugli operatori europei della meeting industry.
Loro, i nuovi buyer, hanno budget (e con cifre che oggi ci fanno sognare) e muovono numeri che fanno notizia. Qual è quella azienda in Europa che organizza cento viaggi incentive all’anno? Nessuna, perché si trova in Brasile.
Ma cosa cercano gli organizzatori dei nuovi e ricchi mercati? La novità o, meglio, la peculiarità, L’attenzione è tutta non solo per location insolite e inusuali ma anche per quelle che oggi si definiscono “eccellenze del territorio”. Vogliono non solo il meglio ma, soprattutto, tutto ciò che significa ed evoca tradizione, storia, artigianalità. Pensiamo al successo del format Eataly (catena di punti vendita specializzata nella distribuzione di generi alimentari italiani di qualità). Presidi Slow Food sino a poco tempo fa sconosciuti persino a molti Italiani sono oggi sulle tavole dei buongustai di New York e Dubai. Il mondo cerca prodotti che comunichino valore, anche nella meeting industry. E, allora, diamoglieli.
Perché negare ai buyer di poter organizzare un evento in un castello medievale, o in una tonnara, o in un palazzo che evoca il fascino di Bisanzio? Perché non fare del lunch un’occasione per apprezzare non un catering standard ma, invece, uno che utilizza alimenti a km 0 che si possono gustare solo in quel territorio? Perché non proporre, al posto della caccia al tesoro, un viaggio tra le vigne che producono i vini più blasonati del mondo?
Intuiamo la risposta. Perché operatori grandi per qualità ma piccoli per capacità di investimenti in promozione non riescono a entrare in contatto con gli organizzatori. Ma è una risposta sbagliata.
Gli operatori dei Paesi del Mediterraneo hanno una soluzione per arrivare ai grandi planner dei mercati emergenti. Fare aggregazione. Solo facendo sistema, infatti, è possibile avere oggi gli strumenti per essere competitivi. I brand delle singole nazioni non sono più sufficienti. Serve, invece, un brand forte che faccia da catalizzatore. Il brand c’è già ed è Meet in Med. Il progetto di marketing dedicato alla meeting industrysviluppato da EMI-Eureka MICE International - www.eurekamice.com - aggrega infatti i Paesi del Mediterraneo più ricchi di appeal e più strutturati per accogliere eventi.
Anche piccoli operatori con piccoli budget possono, unendosi, proporsi ai mercati che li stanno cercando. Il risultato? Fare business senza rischi. Il prossimo appuntamento per i tesori del Mediterraneo è a Izmir, in Turchia. Dal 18 al 20 febbraio 2015 si svolgerà infatti The Market, il workshop B2Bche fa vincere il Mediterraneo.
L’appuntamento di inizio anno risponde a quella che è la mission di tutti i workshop organizzati da EMI-Eureka MICE International: portare alla contrattazione degli operatori dei Mediterraneo non solo gli organizzatori tradizionali ma anche i big spender dei nuovi mercati, profilati e selezionati in base alle concrete programmazioni di breve e medio termine. Un obiettivo quasi impossibile da raggiungere, anche alla luce del costo, per il singolo operatore che agisca da solo.
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