Il mecenatismo: cos'è e come farlo fruttare

pubblicato il 21 08 2012

L’Italia è uno straordinario museo a cielo aperto, un’esposizione permanente di capolavori d’arte e di architettura che attraversa e intreccia il territorio, da nord a sud.

Le millenarie tradizioni produttive e le specializzazioni territorialmente radicate in ogni angolo della penisola si fondano su un complessa trama di rapporti tra ambiente, arte, cultura e industria che costituisce uno dei caratteri originari della “via italiana” all’industrializzazione. Il legame impresa - cultura - arte è oggi un elemento sempre più indispensabile e vincolante per le aziende che operano nel territorio sfruttandone le peculiarità e creando dal fare artigiano e industriale ricchezza, saperi, oggetti, destinati a divenire componenti fondamentali del patrimonio culturale del nostro Paese.

Questa proiezione dell’impresa in campo culturale e sociale viene normalmente qualificata come “mecenatismo” e assume connotazioni in buona parte nuove e diverse rispetto alle molte “provvidenze” erogate da imprese e da celebri o meno noti imprenditori del XIX e XX secolo, provvidenze di carattere culturale, socio-assistenziale-sanitario, urbanistico e infrastrutturale comprese, a seconda del periodo e delle forme da esse assunte, sotto le categorie di “filantropismo”, “paternalismo” e “welfare” industriale. Oggi, nella società della comunicazione, si corre il rischio che molte iniziative dello stesso segno, aggiornate ai tempi moderni, restino sconosciute ai più o vengano considerate scontate o catalogate come una delle tante forme di pubblicità messe in atto dagli esperti di marketing e di comunicazione aziendale.

Negli ultimi decenni, in particolare, sulla scia di esperienze maturate in alcuni Paesi stranieri, come gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e la Svizzera, è aumentato in maniera esponenziale anche in Italia l’interesse nei confronti dell’investimento culturale, passando – in alcuni casi – dalla mera sponsorizzazione di eventi culturali organizzati e gestiti da altri, allapromozione e gestione diretta degli stessi, con vere e proprie iniziative di “produzione culturale”.

In Italia i primi interventi per incentivare il mecenatismo risalgono agli anni Ottanta. Fino alla legge n° 342 del 21 novembre 2000, nel cui art. 38 si parla esplicitamente di “erogazioni liberali”, lo strumento più usato da parte delle imprese a favore della cultura era quello della sponsorizzazione, ovvero un “contratto a prestazioni corrispettive”. Le imprese, nel loro rapporto con il settore della cultura, possono:

• far ricorso a più strumenti di fiscalità agevolata;

• sostenere la cultura attraverso le erogazioni liberali;

• far ricorso al contratto di sponsorizzazioni.

Fiscalmente le somme erogate attraverso il contratto di sponsorizzazione, rientrando tra le spese di pubblicità e propaganda delle imprese, sono interamente deducibili come per le erogazioni liberali. 

Il sito del Centro Studi del Ministero dei Beni Culturali chiarisce che “la differenza tra sponsorizzazione ed erogazione risiede nel fatto che le sponsorizzazioni devono essere assoggettate a Iva, oggi del 21%. Sembra si possa ragionevolmente affermare che il contratto di sponsorizzazione rappresenti il canale preferito dalle imprese per il finanziamento di attività culturali benché fiscalmente sia meno vantaggioso di quello delle erogazioni liberali”. 

Le ragioni di questa apparente contraddizione, sempre secondo il Centro Studi, consistono in:

• maggior ritorno in termini di immagine che viene assicurato dalla sponsorizzazione;

• abitudine da parte delle imprese all’utilizzo di questa procedura;

• scarsa conoscenza dei vantaggi delle donazioni;

• complessa procedura a cui deve sottostare l’impresa per l’erogazione. 

Nei paesi nei quali le donazioni svolgono un ruolo rilevante è il soggetto che beneficia delle erogazioni che è tenuto a comunicare agli uffici fiscali tutte le informazioni relative al donatore. Per quest’ultimo è sufficiente la ricevuta del versamento effettuato. In Italia invece è sempre il soggetto che ha effettuato la donazione a farsi carico delle procedure fiscali per le agevolazioni: secondo il Centro Studi questa è una della ragioni che frena l’impresa ad utilizzare lo strumento dell’erogazione liberale.

Per chiudere, volendo tentare una casistica osserviamo che sono due gli aspetti caratteristici dell’atteggiamento imprenditoriale verso il mecenatismo: da un lato le aziende investitrici in settori culturali che risultano affini alle proprie attività produttive (ad esempio le aziende di grafica e le attività editoriali; le aziende edili e i restauri di monumenti, ecc.), dall’altro quelle che invece supportano attività completamente diverse dalla propria. Le imprese che producono beni commerciali ovviamente spendono di più in attività d’immagine o eventi che possano riportare un ritorno anche economico nella promozione del loro prodotto. Ne sono esempio diverse aziende del settore agroalimentare e soprattutto vinicolo.

Un altro elemento caratterizzante è quanto l’investimento economico sia di supporto ad attività proposte e realizzate all’esterno, e quanto invece si riferisca a vere e proprie  iniziative di “produzione” culturale. Un esempio di  questo tipo si trova nelle rassegne teatrali e di incontri letterari.

Notevoli sono poi i veri e propri premi, nazionali e internazionali, nell’ambito dell’arte e dell’architettura, istituiti dalle aziende stesse.

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