pubblicato il 29 04 2013
Business barometer, il report annuale di MPI, fa luce sul mercato e sui redditi degli organizzatori di eventi e dei supplier.
È molto interessante il quadro della meeting industry mondiale che esce dal più recente Business barometer – Annual, la ricerca di MPI International che ogni 12 mesi “fotografa” i trend e la situazione economica della meeting industry. Il report è condotto su interviste a 1277 soci MPI, al 75% residenti negli Stati Uniti e per il resto provenienti da Canada o Europa o da altre parti del mondo, rappresentativi di tutti i segmenti dell’industria: 528 organizzatori, 527 fornitori di spazi o servizi, 135 “suplanner”, ossia contemporaneamente organizzatori e fornitori, 11 docenti di materie tecniche, 28 studenti e 46 “misti”, ossia con due o più di questi ruoli.
Uno sguardo generale
La prima considerazione da fare, in controtendenza rispetto al diffuso pessimismo, è che nonostante la crisi i budget continuano a salire, sia pur lentamente, e i meeting aumentano. Tre le sfide per il futuro immediato: 1) l'introduzione di tecnologie ad ampio raggio, 2) l’avvento di una generazione nuova verosimilmente incline a cambiare tutto e 3) la necessità di una migliore gestione del rischio.
Alla rivoluzione tecnologica hanno saputo adeguarsi in pochi. I social network in genere non sono ancora visti come strumenti per fluidificare e rendere più efficiente la comunicazione negli eventi. Ciò costituisce un rischio per la “vecchia guardia” dei professionisti di lungo corso, i quali potrebbero ritrovarsi presto scalzati dai figli delle generazioni Y e Z, questi ultimi nativi digitali. È una partita intra-generazionale: i supplier giovani si trovano a recepire domande d’innovazione dai planner giovani, i quali – parlando il loro stesso linguaggio – chiedono contenuti in diretta, streaming, archiviazione on-line (il Cd-rom pare archeologia), app per cellulari, web interattivo.
La crisi mondiale sta riverberandosi soprattutto sui tempi di pianificazione. È comune pianificare congressi da oltre 100 delegati in meno di 30 giorni, e in alcuni casi si arriva a dover organizzare eventi molto più grandi – da 500 persone od oltre – in appena un mese e mezzo: sono le esigenze del risparmio, le stesse che inducono molti delegati a cercarsi la camera da soli, sui siti di disintermediazione. Quanto all’equilibrio domanda-offerta, gli operatori americani stanno alla larga dal settore governativo, che a causa degli scandali degli anni passati e dei pregiudizi che ne sono seguiti pare poco incline a investire nel Mice, mentre in Europa si guarda sempre più spesso ai nuovi mercati (Bric).
Il reddito dei professionisti
Il discorso si fa ancor più interessante quando cade sui soldi. Qui emergono verità sconcertanti. I salari dei meeting professional variano molto a seconda innanzitutto dell’area geografica. Un planner guadagna in media88.320 dollari all’anno (circa 68mila euro): 75.150 in Canada (57.800 euro), 84.230 in Europa (65mila euro) e ben 89.770 negli Stati Uniti (69mila euro). Guadagna dunque abbastanza bene. Ma i supplier (fornitori) guadagnano di più, in media 94.990 dollari (73mila euro), così ripartiti per area: 83.260 (64mila euro) in Canada, 90.030 (69.200 euro) in Europa e 97.410 (quasi 75mila euro) negli Stati Uniti.
Variegato anche il panorama dei redditi a seconda dei ruoli. Un dirigente percepisce mediamente 117.090 dollari all’anno (90mila euro), con la solita punta massima di 122.220 (94mila euro) negli Stati Uniti, un manager si aggira sugli 84.750 (65.200 euro) e un coordinatore sui 71.880 (55.300 euro).
Ma quello che veramente stupisce è l’enormità della differenza nei redditi tra uomo e donna, assai ridotta nel Canada – peraltro notoriamente tra i Paesi più progrediti al mondo nel campo dei diritti civili – ma molto avvertibile negli Usa eaddirittura dilagante in Europa. In Canada una donna planner percepisce 70.230 dollari (54mila euro), a fronte degli 88mila (67.600 euro) del collega uomo; in Europa sono 69.200 dollari (53.230 euro) contro addirittura 105.200 (81mila), in pratica una volta e mezza, mentre negli Usa le cose vanno un po’ meglio ma ancora non abbastanza: 83.660 (64.300 euro) versus 106.320 (quasi 82mila). Il fossato si approfondisce per la categoria dei fornitori. In Canada una donna supplier va sui 79.930 dollari (61.500 euro), a fronte degli 82mila (63mila euro) degli uomini; in Europa peggio che mai: 63.500 (48.900 euro circa) contro 125.360 (96.430 euro), esattamente la metà; negli Usa non va molto diversamente: 80.570 dollari (62mila euro) versus 125mila (96mila euro).
E c’è un ambito in cui lo squilibrio si avverte negli Stati Uniti ancor più che in Europa: è quello delle figure ibride planner-supplier, ossia di coloro che sono sia organizzatori sia fornitori di servizi. Le donne che occupano questo ruolo guadagnano in Canada 86.140 dollari (66.200 euro) contro i 106.500 (82mila euro) degli uomini, in Europa 63mila (48.400 euro) a fronte di 92mila (70.700 euro) e – udite udite – negli Usa 84.260 dollari (64.800 euro) versus 184.500 (142mila euro). Meno della metà.
Le unique business proposition
Lo studio si conclude esaminando le ragioni dell’incontro tra planner e supplier. Gli organizzatori scelgono soprattutto il fornitore che garantisce un buon servizio (39,8%), un prezzo competitivo (36,3%), buone relazioni interpersonali (30,9%) e strutture-servizi tarati ad hoc sulla domanda (28,4%). Ci sono anche motivi stravaganti: per esempio c’è chi sceglie il fornitore sulla base della sua inclinazione a usare la posta elettronica (6,5%).
Se questa news ti interessa e vuoi avere maggiori informazioni o essere contattato senza impegno,
Attendi...
Riprova ad inviare la richiesta oppure contattaci all'indirizzo redazione@eventiaziendali.it
Annulla e chiudiLascia i tuoi contatti e riceverai le informazioni che richiedi.