pubblicato il 05 05 2012
Nel 2011 l’associazione americana Incentive Federation ha realizzato una survey telefonica presso 170 manager provenienti dai settori più disparati (13% finanza/assicurazioni, 7% incentive house, 16% manifatturiero, 14% tecnologia/telecomunicazioni, 7% medico-farmaceutico e 33% da vari altri comparti) per verificare quale sia, in media, la forma di ricompensa e di motivazione più gettonata fra le classiche quattro (denaro in busta paga, viaggi ed eventi di motivazione, merchandising e carte prepagate – queste ultime ancora poco diffuse in Europa come strumento di reward aziendale). Avvertiamo che, poiché era possibile dare più di una risposta, la somma delle percentuali è risultata sempre superiore a 100.
Ne è sortito un quadro composito da cui emerge un dato di fatto: mentre il travel è in testa alle preferenze del sales (77,4%, contro il 66% del cash, il 65,2% dell’oggettistica e il 60,9% delle carte), per i pubblici interni il discorso cambia. Gli impiegati generici (operations/manufacturing) lo mettono all’ultimo posto (24,2%) mostrando una netta predilezione per l’oggettistica (53,3%), seguita a ruota dal cash (52,8%); il merchandising svetta anche per gli addetti al customer service (58,7%), i quali pure in seconda posizione pongono il contante in busta paga (52,8%), relegando il viaggio al 29%. Simile l’andamento per gli addetti al marketing (merchandising 50%, prepagate 46,4, cash 45,3 e viaggio 29), alla tecnologia/IT (cash 45,3, merchandising 43,5, prepagate 39,1 e viaggio 25,8), alle risorse umane (merchandising 44,6, prepagate 40,9, cash 39,6 e viaggio appena il 21) e alla finanza/contabilità (che preferiscono il cash – e in questo caso non è una sorpresa – al 41,5%, col viaggio ancora fanalino di coda al 25,8%). Solo l’executive management mette in vetta il travel, ma non con un plebiscito (33,9%), e per giunta a un’incollatura dal cash (32,1) e dal merchandising (31,5).
Il fenomeno è spiegabile in vari modi, primo fra tutti la predisposizione dell’azienda verso una forma d’incentive piuttosto che un’altra. I budget per cash, oggettistica e carte prepagate sono molto simili, e solo quando superano i 250mila euro “sconfinano” sui viaggi, i quali, a quel punto, prendono agevolmente il volo (scusate il gioco di parole). C’è anche da dire che i program administrator (figure analoghe all’incentive specialist) cercano nella maggior parte dei casi la via più semplice ed efficace per soddisfare i dipendenti nel breve termine, e da questo punto di vista pare che le carte prepagate non abbiano rivali, persino rispetto al cash. Anche l’oggettistica funziona bene, in quanto tangibile e adatta a soddisfare bisogni pratici. Il viaggio viene preso in considerazione quando, più che la grezza ricompensa, si cerca di dare un’esperienza unica, capace di fidelizzare al brand e di stabilire un’empatia tra dipendente e azienda. Cose che la pecunia, proprio perché non olet, non riesce a garantire.
Tutto questo accade negli Stati Uniti. E da noi? La situazione pare analogo. Isabella Maggi, marketing & communication manager di Gattinoni, non ha dubbi.
«Il viaggio incentive non ha paragoni d’efficacia quando si vuole donare un’esperienza e portare il dipendente lontano dalla routine», afferma, «al punto che i viaggi vengono in genere fatti rientrare fra le opzioni dei cataloghi d’oggettistica. Più che di “viaggi”, peraltro, parlerei di “eventi” in senso lato, perché non necessariamente si deve fare la valigia per parteciparvi. Spesso organizziamo serate a teatro o estemporaneità di vario genere per i clienti top».
Gattinoni predica bene e razzola anche meglio: ogni anno, il primo fine settimana di luglio, l’agenzia dà il buon esempio applicando su se stessa la teoria e portando tutto l’ufficio incentive in quello che chiama “l’incentive degli incentive”.
L’anno scorso la meta era la Turchia (vedi l’insolita foto di gruppo qui a fianco) per una tre-giorni all’insegna delle coccole «e in un certo senso anche del team-building», conclude Maggi. «Queste occasioni sono propizie per unire gli uffici di Lecco e di Milano, consentendo alla gente di conoscersi. I viaggi servono anche a questo…».
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